con gli attori del Collettivo Internoenki
Il workshop si rivolge ad aspiranti attori e scenografi che intendono assistere al percorso di costruzione di uno spettacolo dal vivo, dalla nascita alla crescita del processo creativo. Il laboratorio si propone di studiare il funzionamento dei segni teatrali proposti per l’allestimento dello spettacolo-studio “Appunti per un’Orestea nello sfascio”, la cui anteprima sarà presentata allo spazio Matta il 24 e 25 febbraio 2018. Il laboratorio si svolgerà contiguamente al lavoro sulla messa in scena e darà la possibilità ai partecipanti di condividere i momenti di sviluppo e creazione dello spettacolo, dal training attoriale al lavoro sullo spazio. Il lavoro sullo spazio nel teatro contemporaneo ha una valenza di organizzazione di segni e simboli, di significati e significanti, e fornisce le coordinate di un mondo da interpretare sulle basi mimetiche dell’attore, che agisce con una valenza costruttiva o decostruttiva dell’espressione estetica. L’attore agisce seguendo un processo psico-fisico, che parte dall’elaborazione della realtà fenomenologica (il significante) e si traduce con la decodificazione della realtà, attraverso il significato soggettivo. Quindi è attraverso l’interpretazione degli elementi emotivi e degli elementi materiali che il fenomeno assume di volta in volta un valore semantico, che ognuno elabora e trasferisce sulla base della propria capacità di decostruzione della realtà. La fusione degli elementi emotivi (superficiali e profondi) e delle varie componenti materiali che comporranno la scena, traccerà il quadro in movimento che determinerà l’unità semiotica della narrazione. I partecipanti saranno introdotti nel processo di costruzione del significato dell’espressione psico-fisica e dell’oggetto estetico fruito dal pubblico, attraverso un percorso esperienziale che avvierà alla meravigliosa arte del guardare oltre.
Durante le giornate di laboratorio ci chiederemo, inoltre, cosa significa l’Orestea oggi e tenteremo di riattivare i contenuti del mito reinserendoli in un contesto sociale nuovo, quello della gente comune che vive lo sfascio dei valori, valori presenti nel mito e nella società, i valori dell’individuo. E’ la rappresentazione dell’inconscio collettivo incastrato tra passato presente e futuro, contaminato dalla paura del giudizio, dalle sovrastrutture sociali, dal tabù del conformismo e della moralità. Se nell’Orestea sangue chiama sangue, noi ci chiederemo dov’è la vendetta oggi, dov’è il sangue; quali menti e quali corpi si nascondo dietro alle guerre, ci chiederemo se c’è un modo di evitare di versare altro sangue e se esistono delle vie alternative alla vendetta. Il teatro rappresenta simbolicamente le risposte che ognuno darà a queste domande. Quali saranno i simboli? Quale la colpa originale? Cosa c’è di nascosto dietro al mondo visibile?
IL TEMA
“Appunti per un’Orestea nello sfascio” è un affondo nella materia drammatica dell’unica trilogia tragica a noi pervenuta, l’Orestea di Eschilo. L’intento, addentrandoci tra le fila di un’opera capitale per la letteratura drammatica mondiale, non vuole essere quello di riproporre un’ulteriore e aproblematica interpretazione della fabula (l’orrendo ciclo di delitti che culminano con la pazzia di Oreste), ma di penetrare nella decadenza dell’inconscio collettivo, in cui si inserisce lo sfascio e la crisi di valori della nostra società. È da qui che muove il progetto, proponendosi di sondare, attraverso la prassi scenica, la relazione di un’intera collettività con la crisi sociale, politica ed economica che ancora stiamo vivendo. È attraverso il teatro che interrogheremo il nostro reale, per capire come superare la precarietà delle emozioni che asfissia il nostro quotidiano, per smuovere l’indifferenza e pilotarla verso il cambiamento. Per cambiare l’oggi ci volgiamo indietro, ai passi che abbiamo compiuto, al mito. Un mito che continua instancabilmente a dirigerci, seppur calato in un contesto sociale nuovo. A rimanere totalmente invariato, infatti, è il peso latente di un peccato originale che si tramanda di famiglia in famiglia, di generazione in generazione, di popolo in popolo. Attraverso gli occhi di Oreste, parteciperemo al sogno di creazione di una nuova cultura collettiva, i cui valori siano capaci di evitare il ricorso alla violenza, alla guerra, alla discriminazione di genere, alla disparità sociale. L’utopia è spesso lo smascheramento più violento della cancrena del nostro mondo.
PROGRAMMA
15 febbraio dalle 9:30 alle 13:30 – Trainig attoriale e introduzione alla scomposizione del processo di costruzione e decostruzione del fenomeno-stimolo.
17 e 18 febbraio dalle 9:30 alle 13:30 – Sviluppo e costruzione dell’unità semiotica dello spettacolo.